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IL TEMPO E LE STAGIONI

di Tiziana Moggi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una giornata uggiosa: cielo grigio, gocce di umidità, una pioggia indecisa.
Non fa caldo fuori, in casa ancora meno e l' idea di accendere il camino si fa pressante.
Manca la legna però, dobbiamo deciderci ad ordinarla.
Salgo al piano di sopra.
Da un'anta dell' armadio il pizzo di un estivo abito bianco fa capolino.
Dissonante la sua leggerezza con questo clima da quasi inverno.
Cambio di scena repentino: ieri si esibiva una prolungata estate, colori, suoni smaglianti e vivaci, oggi ogni bagliore è attutito da una fumosa e grigiastra atmosfera. Appare sul palcoscenico un autunno inoltrato.
Precipitate di più di dieci gradi, le temperature di questo pomeriggio fanno sembrare fuori luogo, nella fruttiera, le ultime pesche tardive.
6 ottobre.
Una strana inquietudine mi pervade.
Sono meteoropatica, il clima incerto, stagnante suscita in me disagio e fastidio.
E poi... quel lembo di vestito, il suo essere cosi  inopportuno.
È arrivato il momento del cambio degli armadi, faccenda che odio in modo viscerale, da sempre.
Ecco da cosa dipende una parte del mio nervosismo.
6 ottobre: devo decidermi ad  inscatolare abitini leggeri, trasparenti tessuti. 
Devo accettare  l'idea che sta arrivando il tempo di appesantirmi con lane e trame spesse.
6 ottobre: oggi è il compleanno di mia madre.
Ottantotto anni, gli ultimi due trascorsi fra letto e carrozzella. L'ultimo a invocare, durante l notte, con una voce agghiacciante, morti che resuscitano nella sua testa a distanza di decenni.
Di giorno, se comunica, ha un tono flebile, soffiato, il suo parlare.
Le stagioni, il tempo.
Passaggi  e cambi di armadi, di vita.
Mi sorprendo a intrecciare queste congiunture. Per un attimo mi sorprendo, ma in realtà niente succede per caso.
Questa giornata ha un suo perché, così come la pioggia non pioggia, l' abito leggero incastrato fra le ante del mobile.
Allora ascolto il profondo del mio cuore, affino il sentire di questa mia inquietudine.
Un passaggio: la vita, nel suo scorrere, non è altro che un procedere da qualcosa ad altro.
Di alcuni non ce ne  accorgiamo, altri sono insignificanti o almeno appaiono tali. Certuni lasciano il segno o lanciano segnali.
6 ottobre, giornata uggiosa, inquieta.
Percepisco il motivo del fastidio che da sempre precede il mutare delle stagioni e le faccende che ne conseguono:il togliere e rimette da cassetti e armadi  l'abbigliamento  non più consono, modificare abitudini, rinunciare e recuperare altri stili di vita.
È il cambiamento in sè che mi turba, la paura recondita di ciò che va via, di tutto quello che arriva.
Il timore di un' incognita.
Cosa c'è dopo? Cosa cambierà?
È il compleanno di mia madre.
Una vita a non conoscerla, a sentire ostacoli e intralci melmosi fra noi, o forse solo in me.
Ottantotto anni.
Due i rintanata in una cuccia in cui si è prosciugata, staccando  in modo graduale la spina con legami facili e difficili.
È cambiato il tempo, il suo, il mio.
All' inizio ho avuto paura. Un senso di fuga e in opposto il desiderio di comprendere oltre il filo spinato. Nell' avvicinarmi bucava e faceva sanguinare dentro con i suoi aculei.
La  nuova condizione piano piano mi ha prima imposto, poi portato a scegliere un abito diverso, così come l' autunno mi porta ad aprire la scatola dei maglioni pesanti, riponendo sete e cotoni fini.
Non una corazza, ma qualcosa di consono è adatto ad affrontare un clima diverso. 
Mi affaccio alla finestra : ancora non piove, cade umidità. È mutato il paesaggio, il clima. Devo farmene una ragione, certi indumenti vanno riposti.
Guardo mia madre : è cambiata Quelle gambe magre ora sembrano le mie, mi assomigliano.
Devo farmene una ragione: è cambiata la stagione, è variato il tempo.
Il suo, il mio. Accetto la realtà, determinati abiti mentali vanno riposti, pur con fatica.
Un tepore invade la casa: l'abbraccio intenso e senza parole di chi, non dicendo molto, sa interpretare il mio silenzio davanti a quello sportello semiaperto, a quel lembo dell'abito sottile incastrato fra le due ante.
Sorrido: anche l' autunno, l' inverno riservano colori, aromi che sollevano il cuore in modo leggero, si tratta solo di scoprirli e accoglierli.
Benvenuto autunno, adesso posso riporre l'estate in attesa di speciali frutti di una nuova  sorprendente stagione.

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Tiziana Moggi, insegnante diversamente artista.

 

Ha collezionato esperienze giornalistiche sia come redattrice di alcune testate giornalistiche che in stazioni radiofoniche.

Con la sponsorizzazione della Regione toscana, nell’ambito del progetto Portofranco ha pubblicato “Un calcio alla barriera”, un racconto nato da interviste a giovani migranti, confluiti in un progetto sportivo di reciproco incontro fra abitanti del territorio e migranti.

 Un racconto “Gli occhi dell’ascolto”, arrivato finalista è pubblicato fra i dodici racconti selezionati.

 

Di prossima pubblicazione oltre a “Una fetta di cielo”, un altro racconto “Ciao prof “.

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