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MAREE

 

di Tiziana Moggi

pubblicato il 19 febbraio 2018

Le maree sono flussi sotterranei, hanno il potere di smuovere, nel segreto profondo del mare, masse inamovibili di acque, di trascinare, modificare.

Le alte, le basse maree allontanano e avvicinano la terra dal mare, trasformano il paesaggio e mostrano profili diversi di

quell'angolo di mondo.

 

 

Sono del segno dell’Acquario.
Il 28 gennaio è stato il mio compleanno
63 anni.
Mi spaventa e mi meraviglia questo numero di anni
Mi guardo allo specchio e mi piaccio ora a questa età
Mi vergognavo di me, non mi piacevo giovane donna
Pensavo di essere invisibile donna matura
Da poco mi piace il mio viso il mio corpo
Mi piace ...
E mentre avverto questo, subito sento l'urgenza di scusarmi, pentirmi, sminuirmi
Una vita passata a negarmi:  faticoso confessare il riconoscermi
63 anni...
Gli occhi di mia madre non mi hanno mai vista, o, forse, il suo corpo, la sua voce volevano negare con il silenzio e la distanza  quello che io ero.
La paura, più o meno sottile, la diffidenza sono stati i sapori più forti che hanno impastato la sostanza di me bambina
Sensibile e vulnerabile, indifesa, ho assorbito questi messaggi forse neanche espressi
Ho interpretato, decodificato, nutrito, ampliato non gesti, non sguardi, parole e comportamenti.
Mi sono impigliata nella pania: una trappola che a più riprese mi  ha invischiato sempre più e ha rischiato di imprigionarmi all’infinito.
Dove era mia madre in tutto questo?
Non riuscivo a gridare aiuto.
Il mio corpo parlava per me, ma restava invisibile ai suoi occhi
Non mi ha salvato mia madre.
Le sue braccia non hanno afferrato le mie per strapparmi da quella melma che mi inghiottiva
Le sue braccia non mi hanno cullato
La sua mano non mi ha accarezzato la testa affollata dal vuoto, dai sibili del dubbio e della paura
" Mamma abbracciami"
" Non posso... come faccio..."
28 gennaio, il mio 63 compleanno
Manca una settimana e poco fa ho chiesto a mia madre :" Mamma abbracciami"
È un groviglio distorto di ossa, mia madre
Ha una bocca da vecchia befana
Gli occhi ora vuoti ora folli, talvolta imploranti qualcosa che sa di richiesta di  affetto e contatto.
Vive da anni su quel vecchio divano celeste che parla, nella sua decadenza, di un tempo che fu.
Un tempo non tempo di anni e di storie
Confidenza col suo corpo con la sua anima non c è mai stata
Un tempo non potevo cercarla.
Un altro avrei potuto.
Parole non dette, gesti mancati: resistenze vischiose mi hanno impigliata
Adesso non volendo mi si sbatte contro la sua richiesta di aiuto per piccole cose e la mano, il contatto non posso negare
Difficile sormontare il ribrezzo di tastare la schiena informe, vedere quel seno così simile al mio
No, no io non sono mia. Madre
Da sempre sono fuggita dall'essere l'immagine di lei, mi infastidisce riconoscere in alcuni colori  la sua voce.
Somiglio a mio padre in tutto, ma lei è mia madre
Per quanto la sfugga anche io sono lei
Ad una settimana dal mio compleanno mi sono fatta un regalo.
L' ho guardate e vista.
Rattrappita su quei cuscini di velluto celeste sbiadito, persa, un generale di latta con guizzi di asprezza e abbandoni inermi.
Ho sentito nel cuore una struggevole tristezza.
Ho visto i suoi occhi, la sua miseria di vecchia. Sola.
Non ho provato Amore
Non ho cancellato il passato e i suoi segni, per altro sbiaditi.
Non ho provato solo una pena.
Qualcosa che non so definire ha commosso il mio cuore.
Quello che non ho mai chiesto ho voluto tirar fuori dalla notte del tempo
"Mamma abbracciami"
"Come faccio non posso"
Ha abbozzato un sorriso nella faccia da vecchia befana.
Le ho carezzato la guancia.
Gesto mai osato
“Come faccio non posso ...”
Non ora ... da una vita mamma, mi parli del sempre
Chissà quale storia e dolore ha dentro questa sconosciuta che per sorte è mia madre
Ha sofferto, fatto soffrire me
Non voglio e non posso scordare, ma oggi questo regalo di compleanno che mi sono permessa testimonia che si, io sono nata, ho una vita, che adesso è mia
Mia madre, mio padre: sconosciuti donatori di vita.
Mi sento una barca.
Ho scelto una rotta e  fra bonacce, marosi e tempeste ho  imparato a navigare, non più alla deriva in balia di correnti e dei venti, ma seguendo le stelle o il sole di giorno, tento, per  quello che posso di  raggiungere il prossimo porto.

 

                                                                                                                                                            Tiziana Moggi

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