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  • Femmine Difformi project

Il Sacro femminile e le sfide attuali


di Sofie della Vanth



La Hag/Hexe nella lingua tedesca è colei che cavalca i confini.

Che sa del qui e del lì, che sa danzare fra le realtà.

La Maga.



In questo momento di cambiamento epocale, fra il non-più e il non-ancora, occorre ritrovare questa capacità intrinseca della donna che vibra nelle cellule di noi custodi della soglia, danzanti fra il formato e l’informato, fra la materia e l’immateriale; portiamo questo sapere nel nostro grembo.

In cicli costanti e persistenti anche oltre l’età da mestruante, avviene qui il continuo fare e disfare, la creazione e il disfacimento, il generare e annientare corrispondente alla ciclicità della vita stessa.


Riattivare il Sacro Femminile che abita in tutte le donne offre altre coordinate per definirsi, altri paradigmi a cui orientarsi e permette di posizionarsi in una visione biofila. Offre altre possibilità per le scelte nella vita, radicati nelle forze elementari e nella realtà, vissuta nel sapere cellulare, di Essere Parte del grande corpo Cosmo, del grande corpo Terra: respiriamo la sua biosfera, ci sfama della sua abbondanza, ci disseta con i suoi fluidi, ci sostiene, ci protegge e ci scalda; ci sfida e ci dona infinita bellezza – e ogni materiale che usiamo deriva in ultima istanza da lei, la Terra.


Riattivare il Sacro Femminile significa valorizzare il sapere profondo di donna, dando importanza ai sogni, alle brame, alle nostalgie (non soltanto quelle dirette verso il passato), alle capacità di cui sempre sapevamo, alle percezioni che arrivano da oltre il livello umano e dal profondo Essere Tutto. Significa dare di nuovo valore alle visioni, sapendo che sono i fili con cui si tesse la realtà che vogliamo. Significa ri-accedere ad altre modalità di ricerca, che riconosce nella spiritualità il fulcro di ogni Stare e Fare, di ogni Essere ed Agire.


Spiritualità giace e agisce nell’essenza (lo spirito) insita alla vita, contempla che ogni cosa nasce dall'immateriale: da un’idea, un’ispirazione, un’emozione, un'intuizione… o anche da uno shock, da un trauma, da un’illuminazione,… è qui, in questo reame immateriale, che si definisce la realtà.

E’ qui che possiamo cambiarla efficacemente, con grazia e dirompente determinazione, connesse e divertite.


Per ricordarci di avere questo diritto e questa capacità, occorre concederci di ri-evocare la magia nella propria vita, incontrandola in ogni respiro, nella graziosa danza degli alberi, nelle sincronicità e contemporaneità e nei paradossi, nella diversità multistratificata dell’Essere. Nel miracolo di essere qui, ora. In questo frangente di storia, in questa precisa rete sociale. Con questo corpo, con questi traumi, con queste doti e talenti, nell’unicità geniale e splendente in mezzo alle miriadi di composizioni della danza complessa e complessiva che ci unisce.


Occorre mettersi in cerchio fra donne, riscoprire la specificità del campo esclusivamente femminile, sperimentare la potenza della geometria circolare. Riverberare nelle frequenze riattivate nei nostri canti, con i nostri tamburi, con le nostre danze. Congiungerci nelle visioni. Accogliere alleanze. Ri-plasmare, facilitate dal campo risuonante, le proprie definizioni di identità e sicurezza, scoprire di essere parte di un clan, una tela:


le Donne in Cammino in tutto il mondo.


Occorre spolverare il Potere semplice e connesso e agirlo nell’unico luogo di potere a cui ho sempre ed indiscutibilmente accesso: me stessa. Da qui il cambiamento si espande e ci connette, e siamo sempre di più, siamo un’onda inarrestabile connessa con la Terra: siamo sua voce.



In questo momento di cambiamento epocale può essere consolante collocarsi – con le intime definizioni dell’essere, con l’ancoraggio della sicurezza, con le ri-suonanze e sincronie - oltre il livello umano, riconoscendo in lui giusto una manifestazione della vita, potenzialmente magnifica ed intelligente.


Se considero veramente attiva la magia e il potere dei flussi immateriali come i pensieri, le emozioni, gli intenti, le visioni, i rancori, non risulta più marginale dove li dirigo. Come li articolo, quanto li alimento, come li coloro.

Diventa una decisione politica quale realtà valorizzo, dove mi con-centro, dove porto nutrimento vitale attraverso la mia attenzione, le mie emozioni, le mie speranze.

Sarebbe certamente ingenuo non sapere dove ci troviamo attualmente sul piano dell’”avanscena” (come lo definisce Mary Daly), in quel patriarcato capitalistico che galoppa felice e inneggiante verso il baratro confermando la sua unica formula di sfruttare e svendere qualsiasi cosa.


Sarebbe controindicato non restare un minimo aggiornate, non seguire i flussi e le manovre, anche per captare la moltitudine di ispirazioni magnifiche, i movimenti incoraggianti, le realtà che già si stanno instaurando in un’ottica biofila in mezzo agli annaspi di un sistema a cui tranquillamente possiamo togliere il solo nutrimento che lo fa andare avanti: la paura, figlia della disconnessione.


E lo possiamo fare quando indiscutibilmente lasciamo che la nostra sicurezza e la nostra appartenenza siano radicate nel fluire del continuo cambiamento, nei continui movimenti della ciclicità, nella tela oscillante delle infinite meravigliose interdipendenze, nella scoperta che la libertà sta nell’Essere a Servizio in quanto Anima Connessa Amata a prescindere.


Senza la fatica di dover imparare qualcosa al di fuori di noi possiamo rivolgerci dentro, scendere sul sapere potente e connesso che ci abita.

Possiamo riscoprirci abili Danzatrici sulla Soglia, sapienti visionarie di un mondo di cui siamo parte responsabile e nutrita, minuscola e infinitamente preziosa.

Possiamo tenerci vicine vicine fra il piccolo popolo, l’Orsa e le lupe, fra le Draghe e gnome e sagge antenate per superare i tempi ardui che ci saranno, presto, o per qualcuna/o già ci sono.

Possiamo evocare la sorellanza sempre più palpabile fra tutte, nutrirci fra donne danzanti, lasciare che il risveglio dell’energia specifica di donna, rivalorizzata come scia affidabile e vibrante verso il futuro come lo desideriamo, emerga e ci inondi con tutto il suo dolce potere connesso.




Sofie della Vanth, contadina, scrittrice, performer, sarta, operatrice craniosacrale e ricercatrice di spiritualità matriarcal-femminista, nasce nel 1964 a Monaco di Baviera. Sceglie di vivere nella Maremma grossetana dal 2001, fortemente attratta dalla cultura etrusca. Qui gestisce per nove anni un laboratorio sartoriale, un’azienda agricola biologica e qui inizia, dopo una prima pubblicazione su "I paradigmi per una consapevolezza sciamanica" nel 2008, a proporre la sua visione dello sciamanesimo di donna sulla base della formazione sciamanico-femminista appresa nel suo percorso con Ute Schiran a partire dal 1990. Dal 2011 vive in Umbria, dove collabora con il Centro Antiviolenze "L’Albero di Antonia", scrive e pubblica "Il conflitto fra le donne" (attualmente pubblicato da Vanda Edizioni) e sviluppa il percorso triennale sciamanico per donne La Danza sulla Soglia che tutt'oggi tiene in un susseguirsi di avventure e acquisizioni emozionanti. Nel 2014 si sposta di nuovo in Toscana dove insieme ad altre crea il “luogo di donne per donne Le Campate”. Qui, nella cornice delle attività contadine e oltre ai suoi seminari di Spiritualità Femminile, si svolgono altri eventi e seminari fra cui il raduno estivo di ricerca “Campeggia Matriarcale” - e nella quotidianità un laboratorio continuo di convivenza matriarcale fra conviventi, viaggianti, woofer, visitatrici e partecipanti agli eventi.



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