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L'esperienza

realizzare un video partecipato

 

Immaginate un'isola, quattordici donne, un tempo

Un sogno da realizzare

La passione e l'entusiasmo lo hanno nutrito

Il lavoro, l'impegno e tanta energia lo hanno sostenuto

 

L’isola è una terra concreta: l'Elba magica, potente

con il suo mare, la sua natura selvaggia

 

In cinque giorni di un settembre luminoso e mutevole

le donne, insieme, danno corpo e voce

a possibili cambiamenti di scena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con Femmine Difformi abbiamo indagato sui nostri condizionamenti sociali, familiari e personali. All’inizio era uno scambio prevalentemente verbale, poi abbiamo coinvolto il corpo, il movimento, l’uso dello spazio e dei materiali, in cerca di un linguaggio analogico che desse una forma - una possibilità - a emozioni e vissuti intimi altrimenti inespressi.

Nel progetto c’era da sempre l’idea di una condivisione allargata, forse pubblica e il video poteva essere un medium adatto a rappresentare il percorso.

L’opportunità è arrivata quasi per caso, incontrando Chiara, giovane siciliana che vive a Madrid e fa parte di Cine sin Autor (CsA), collettivo spagnolo che produce video e film praticando un modello sociale partecipato nel quale si condividono tutte le fasi operative del processo, dalla sceneggiatura alla post-produzione.

Non c’è un regista: il film si fa insieme!

Abbiamo attivato un crowdfunding per poter avere CsA con noi; la rete ha funzionato e abbiamo raggiunto la quota necessaria. Ogni donna presente ad almeno uno dei nostri incontri aveva la possibilità di partecipare a quest’esperienza e portare la proprie idee; abbiamo aderito in 14. Avevamo 5 giorni di tempo e un titolo: Il corpo che sogna.

Sognare con il corpo è stato il nostro strumento di ricerca: ricerca di presenza, autenticità e completezza. Sognare con il corpo significa vivere con ogni poro le occasioni che la vita ci offre, percependo “l’oltre”; intercettare l’onirico in ogni esperienza e lasciare che i confini tra sogno e realtà possano fondersi.

Durante l’estate ognuna di noi aveva ripensato al proprio percorso personale ed era chiaro il nucleo su cui stava lavorando. Così siamo arrivate a Rio Marina con un nodo da sciogliere: chi con l’abito da sposa, chi con le spade o le bende, chi con il burka o una valigia piena di chissà quali memorie.

Chiara era affiancata da due giovani collaboratori di CsA: Helena e Jesus. Era la prima volta che loro tre lavoravano insieme.

I cinque giorni che avevamo a disposizione si sono rivelati un tempo-non-tempo, dilatato, elastico. Abbiamo abitato la stessa casa, condividendo spese, pasti, pulizie e abbiamo goduto, oltre che della grande professionalità del team spagnolo, anche di un intenso vissuto umano.

Si è creato un clima di fiducia ed empatia, eravamo sintonizzate, pur avendo caratteri e punti di vista molto diversi. Attraverso gesti quotidiani stavamo costruendo un modo di lavorare.

Era naturale già dal primo mattino trovarci a fare colazione e raccontare i sogni della notte, gli insight sul lavoro del giorno precedente, o lasciarci trasportare dalle azioni concrete - fare la spesa, cucinare, pulire - e arricchirle di considerazioni creative, scambi filosofici, condivisioni emotive.

In questo contesto abbiamo costruito il film - dalla pianificazione delle riprese al montaggio finale - in maniera assembleare, giorno dopo giorno; ogni scelta è stata frutto di discussione, confronto, dibattito: un esercizio di democrazia applicata non sempre facile, ma estremamente formativo e nutriente.

Ognuna di noi ha scelto un luogo e un tempo per dare corpo al suo sogno, dalla rappresentazione del proprio condizionamento a una sua trasformazione possibile.

Con una complicità conquistata momento dopo momento, ci siamo alternate nelle nostre narrazioni: quando qualcuna di noi sentiva di mettersi in gioco partiva per cercare un luogo ideale, seguita da Chiara, Helena, Jesus e le loro attrezzature.

Alcune delle donne del gruppo si rendevano disponibili per dare appoggio alla compagna nel suo percorso espressivo, altre decidevano di restare a casa a cucinare e mettere in ordine, prendendosi un momento di riposo e di sano distacco dal lavoro.

Anche questo era necessario e di fondamentale sostegno: chi era stato fuori per le riprese trovava al rientro un piatto caldo e una casa accogliente.

Il tutto avveniva semplicemente, senza organizzarsi o mettersi d’accordo, in un’armonia speciale nella quale tutte eravamo immerse.

 

Creare la propria scena implica la scelta istintiva di un paesaggio evocativo, adatto alla propria espressione. Abbiamo chiamato questa ricerca “I luoghi dell’Essere”: la persona realizza la sua narrazione tenendo conto dell’incontro tra il proprio sentire, le suggestioni e gli insight che arrivano dall’ambiente intorno. Il rispecchiamento può avvenire nella Natura o in qualsiasi luogo che scegliamo per dar corpo e voce alle emozioni. Quello spazio acquisisce un significato intimo, forse affettivo: come fosse una Madre, ti abbraccia o ti graffia, ti nasconde, ti rifiuta o ti accoglie.

L’ascolto e la comunicazione profonda tra ciò che avviene dentro e ciò che è fuori di noi, è la tela sulla quale ognuna tesse le sue storie, in una rilettura creativa dei propri vissuti. Su questa traccia sono nate le operAzioni e questo è lo strumento che abbiamo adottato per girare sia le scene individuali sia quelle di gruppo.

Così le pietre, il mare, gli alberi, le rocce scavate e i tralicci abbandonati dell’Isola d’Elba sono diventati parte del nostro mondo interiore.

 

Le riprese sono state fatte con la capacità speciale di cogliere l’attimo, in un unico ciak poiché ogni espressione faceva parte di un vissuto autentico e irripetibile.

All’inizio dell’avventura avevamo pensato che il video dovesse durare al massimo 10 minuti. Poi, iniziando a girare, ci siamo rese conto che se volevamo rispettare il nostro modo di fare ricerca ogni donna doveva essere lasciata libera di esprimersi con i propri tempi e soprattutto in contatto con le proprie esigenze.

Questa libertà ha significato avere almeno 7 ore di riprese da selezionare e montare!

Qui il team di CsA ci ha aiutato, con grande capacità di mediazione, accompagnandoci attraverso animate discussioni a pensare a una “struttura”, a rivedere le scene e a tagliare, asciugare, semplificare.

Nonostante ognuna avesse girato scene abbastanza lunghe e articolate, nelle quali si era completamente immersa, abbiamo superato l’attaccamento a momenti intensi rinunciando a gran parte del nostro lavoro.

Nel montaggio siamo riuscite ad andare oltre alle nostre aspettative e desideri individuali per abbracciare una visione collettiva. Era importante dar vita ad una narrazione comune, le storie personali erano solo fili, ognuno partecipava alla tessitura e la valorizzava con sfumature e intrecci unici.

Alla fine il video  ha una durata di 27’.

C’era ancora da considerare l’aspetto sonoro: le nostre scene sono per lo più senza parole ed era necessario trovare delle musiche che sostenessero l’esperienza visiva.

Avevamo bisogno di voci femminili e abbiamo pensato ad un’esperienza musicale fatta da un gruppo di donne nel 2002.

Affrontando il mare è un cd che nasce dal desiderio di Germana Giannini di dare voce al senso dell’unione. Qui le donne cantano la fatica e la gioia di affrontare insieme i misteriosi passaggi della vita, i brani sono nati da improvvisazioni vocali collettive attraverso l’uso di idiomi immaginari. Questa sintonia negli intenti e la possibilità della condivisione tra donne, ci ha fatto sentire questi canti come la migliore colonna sonora che potessimo desiderare.

In modo naturale e come spesso accade nella sorellanza, Germana e le altre donne ci hanno autorizzato a utilizzare la loro creazione, facendoci un dono davvero prezioso.

 

Questo è Il corpo che sogna, un’esperienza partecipata, il suggerimento che la nostra storia, il dolore, la sofferenza, la diversità e la fragilità possono essere trasformate attraverso il gesto creativo, poetico ma soprattutto collettivo.

C’è sempre una possibilità e stare insieme ci fa uscire dalla paralisi dell’impotenza per condividere il nostro Essere con le altre, nel desiderio di Esistere al posto di Resistere.

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